In questi giorni il nuovo presidente del Giovanni da Udine, Paolo Vidali, che già aveva ricoperto questa carica dal 2015 al 2018, ha fatto sapere che non verrà rinnovato il contratto di direttrice artistica del settore Musica e Danza a Fiorenza Cedolins.
Non ci sono dubbi che sia un pieno diritto della direzione, che nell’occasione ha invece riconfermato per il triennio Valerio alla Prosa, ma certo lascia increduli.
La Cedolins è una protagonista di prima grandezza del mondo del melodramma e sicuramente la sua presenza ad Udine ha dato lustro ad un teatro che non è mai riuscito, in verità, ad emergere con una sua identità, subalterno al Rossetti di Trieste, che invece è noto e riconosciuto a livello nazionale e non solo.
D’altra parte il teatro udinese non ha una sua compagnia e non produce spettacoli, per cui propone, comprensibilmente, lavori che anche altre realtà territoriali mettono in cartellone.
La musica poteva essere l’ambito vincente: la conoscenza dell’ambiente, i contatti, la stima accumulata negli anni, hanno permesso al soprano friulano di formulare proposte realmente innovative in questa stagione, nate per Udine e per questo sia in grado di attirare la giusta attenzione degli appassionati, sia un certo indotto economico su territorio.
Ci sono concerti interessantissimi, a partire da quello di Francesco De Muro, unico recital italiano nel 2023, ma anche una ‘Messa da Requiem’ di Verdi con un quartetto portentoso: Kunde, Mantegna, Stroppa, Cacciamani, diretti da Roberto Abbado, , che lavorerà con le compagini regionali del Coro del Friuli Venezia Giulia, del Coro del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste e della FVG Orchestra.
Ci sarà l’esecuzione, in prima mondiale, di alcuni brani di Amy Marcy Cheney Beach, con il coinvolgimento della stessa Cedolins.
Dirigeranno Mariotti, Chailly, Carella.
La stagione si chiuderà con le finali 1° Concorso di Canto Lirico Virtuale SOI Scuola dell’Opera Italiana Fiorenza Cedolins, una rassegna prestigiosa, giunta alla 5 edizione, ospitata di anno in anno in teatri differenti e che forse sarebbe stato bello trovasse ad Udine la sua sede definitiva.
Permettere ad un teatro che non è Fondazione lirica di ospitare un’iniziativa che negli anni sta diventando sempre più importante per i giovani interpreti poteva essere una mossa vincente per trovare una inedita identità al ‘ teatrone’ udinese.
D’altra parte anche la proposta dell’accoppiata fra grandi firme della critica, come Binaghi e Dall’Ongaro e giovani voci era già un segnale di apertura ai nuovi ed al territorio.
La signora è molto attiva in teatro.
Nonostante gli impegni che la portano in mezzo mondo, è presente alle iniziative che organizza, alle presentazioni degli altri enti, ha coinvolto i conservatori della regione alle iniziative.
Quindi neanche un’ipotesi di lassismo regge.
Un mancato rinnovo quindi difficile da decodificare, soprattutto a questo punto dell’anno: ci sono titoli importanti che ancora non sono stati messi in vendita, quindi mancano i dati economici; gli spettacoli principali non sono stati allestiti, perciò mancano recensioni e critiche; dall’altro lato l’afflusso a teatro è significativo e si vedono molti giovani alle rappresentazioni.
Una comunicazione di poche righe spiazza gli appassionati.
Che avevano pensato che Udine potesse fare il grande salto di qualità, atteso da anni, anche grazie ai contatti, al carisma, al supporto di una delle artiste del mondo dell’opera più conosciute internazionalmente .
La signora porterà la sua competenza altrove, mentre le attese di chi auspicava una svolta per la cultura, ancora una volta dovranno rassegnarsi ad aspettare.
Gianluca Macovez